Il ciclista, la pista ciclabile e il suo impossibile utilizzo: questo l’argomento del post odierno.
Da sempre la bicicletta è il mio mezzo di locomozione preferito: fin da piccolo, assieme al mio amico Luca, percorrevamo quelli che battezzammo “giri esplorativi” portando con noi la mappa del “tuttocittà” e segnando con il pennarello le vie che percorse per la prima volta e quindi “scoperto“, tenendone poi traccia su dei quaderni a mò di registro.
Era l’epoca delle prime MTB; ricordo che avevo una splendida Torpado, che montava il Shimano Sis (18 rapporti): praticamente un cancello di ghisa, con due ruote, colorato multicolor fluo a cazzo. Era bellissima. Era una di quelle classiche biciclette che ti comprano quando sei bambino e quindi “in crescita“, dove il telaio sarebbe andato benissimo per una persona alta un metro e ottanta, ma in previsione di crescita era ottimale anche per un nanerottolo da un metro e cinquanta o quanto avevo all’epoca.
Molti ragazzi sapranno quale sia la criticità di avere le biciclette con il telaio 10 taglie più grandi: ora magari non più, perchè le MTB hanno telai mega dinamici, molto più compatti, ma quando ero bambino si presentava il problema di quella che con i soliti termini molto tecnici, i ciclisti chiamano “la cojonera“. Non credo servano enormi voli pindarici per spiegare di cosa stiamo parlando, resta il fatto che il problema di quelle bici comprate in crescita e applicate ai ragazzini fu un vero e proprio attentato all’apparato riproduttivo maschile. Essendo infatti i bambini molto bassi e il tubo orizzontale del telaio molto alto (io in punta di piedi lo sfioravo con la parte interessata) succedeva almeno una volta al giorno che tu, o uno dei tuoi amici, sbagliando una frenata ti frantumassi contro lo “stangone” con i successivi 10 minuti di rantoli e rotolamenti.
Ma sto un attimo divagando. Ah com’è bello divagar in questo ciclo-masochismo vintage.
Attorno al 1994 mi appassionai di ciclismo sull’onda dei successi di Pantani e divenni anche io uno stradista. Ero grasso come un porco ma in un anno persi 12 kg, la stagione seguente ero un ciclista “vero” e infatti da vero ciclista persi l’anno scolastico. Capendo che questo sport portava via troppo tempo allo studio, e che non sarei comunque mai diventato un professionista, passai alla MTB che all’epoca non era ancora sport olimpico ed era un poco il parcheggio degli ex stradisti. C’era agonismo, ma l’essere competitivi era molto più semplice e per un ex stradista come me voleva dire fare allenamenti medio blandi per essere comunque coinvolto nella lotta di mezza classifica: poteva bastare.
Dopo 2 anni di ciclismo su strada e 3 di mtb – narra mio padre – la leggenda vuole che tornato a casa da una cronometro (incazzato nero) misi la bicicletta nel suo solito posto e non la toccai più. Sinceramente non ne ho ricordo ma è plausibile.
Non corsi mai più una gara e andai a giocare a calcio a 5 come portiere. Giocai per 8 anni durante i quali mi ruppi i crociati di entrambe le ginocchia e non ricordo che osso di una mano, oltre ad avere costantemente tutte le articolazioni fasciate e le dita steccate. Al secondo crociato sfilacciato capii che avevo le ginocchia come Roberto Baggio, ma non il talento, e decisi (mio malgrado) di smettere. E la bicicletta tornò ad essere l’unico modo di fare sport nella mia esistenza. Si, potrei fare nuoto, ma solo l’idea mi distrugge e la Pellegrini mi sta pure sulle balle.
Ma torniamo a noi.
Mi sono sempre spostato in bicicletta, non ho mai avuto un motorino: ho sempre rischiato bradamente di morire stirato da un camion o una macchina, ma i rischi peggiori li ho corsi da quando in Italia stanno iniziando ad esistere le piste ciclabili.
Nel “Bel paese” le città non sono progettate a misura di ciclista, oserei dire proprio che le città non hanno un’idea di base che non sia quella di costruire abbestia per fare soldi, ma sarebbe polemica gratuita e priva di prove tangibili da portarvi in questo istante. Ciononostante da qualche anno stiamo tentando di diventare europei e di avere strade dedicate alle biciclette, che però quasi nessuno usa: perchè?
La pista ciclabile più lunga che abbiamo in Italia ha si e no 250 metri. Dopodichè per arrivare al suo successivo troncone il ciclista dovrà fare un cavalcavia, prendere un senso unico contromano e lanciarsi dalla parte opposta della carreggiata dove troverà altri 150 metri di pista ciclabile. Il problema della frammentazione del percorso è devastante e rende il tutto così complicato che si fa molto prima a restare sulla strada normale, rischiando la vita ma almeno non complicandosela ulteriormente. Qui in Friuli hanno realizzato una pista ciclabile bella lunga in realtà (dove “lunga” è un eufemismo): va addirittura da Aquileia fino a Grado, ben quattro chilometri (!!!), un milione e trecentomila euro di investimento, robe da comprarci a tutti l’auto nuova, o almeno la bici per restare in tema. Ad ogni modo 4Km non sono assolutamente nulla, e se contiamo che una città del nord come Stoccolma, che è una capitale, può essere girata quasi nella sua totalità in bicicletta, il paragone è mortale. Se poi, come da mia foto, vediamo che ci sono anche i compressori pubblici per gonfiare le ruote, allora possiamo piangere in modo copioso.
Non so se siate mai andati a Stoccolma: io si e ve lo consiglio. Nella capitale scandinava il traffico delle piste ciclabili è incredibile e la velocità media è di trenta all’ora, senza distinzioni di razza o genere. La gente va al lavoro in giacca, cravatta, caschetto e bici da corsa. Anche le ragazze, che qui usano le improponibili “biciclette da donna“, utilizzano city-bike o classiche bici da corsa, e filano come razzi. Un italiano non allenato (velocità di crociera 12 Km/h) , andando ad immettersi in una loro ciclabile andrebbe a creare una caduta di gruppo che quelle che a volte fanno in volata al Tour de France al confronto sembrerebbero dei momenti di gioia. Ognuno è libero di andare alla velocità che vuole, sia chiaro: ma se andrete più lenti se vi va bene vi suoneranno il campanello, se vi va male vi passeranno giustamente sopra.
Io ho sempre pensato che in Italia le persone non vadano in bici ma stiano in equilibrio e ogni tanto pedalino. Questo porta un problema non trascurabile che è quello dell’andatura a zig-zag che rende quasi impossibile il sorpasso a chi arriva più velocemente da dietro. Aggiungiamo la scarsa propensione degli italiani nel seguire i regolamenti con conseguente circolazione in senso di marcia random.
Se nonostante le varie problematiche legate all’andare in bicicletta, decidessimo comunque di inforcare il nostro velocipede e di prendere una pista ciclabile andremmo però a scontrarci con quella che è un’italianissima piaga, secondo me praticamente insanabile: quella dei pedoni.
Per i pedoni sembra che le biciclette non esistano.
Prendo come caso la città di Monfalcone, perchè vivo qui e di conseguenza ho una visione più approfondita del problema (ma mi è stato comunque confermato che è esteso a tutta la penisola). Da qualche anno hanno iniziato a fiorire i famosi pezzettoni di ciclabili che vanno ad affiancarsi ad enormi marciapiedi. La conformazione è più o meno la seguente palazzo-marciapiede-ciclabile-gradino divisore-strada: nonostante marciapiedi immensi manco fossero la spianata del tempio di Gerusalemme, i pedoni si concentrano nelle strette strisce dedicate alle biciclette.
Le prime piste ciclabili erano ribassate di un paio di cm rispetto al marciapiede ed erano colorate di verde, e tutti i pedoni ci pascolavano all’interno rendendo impossibile la circolazione. La mia teoria era quindi quella dell’aeroporto e cioè che come le lucine e l’asfalto delimitino ben bene dove l’aereo deve atterrare, allo stesso modo il ribassamento del livello e il colore sgargiante in qualche modo andassero a far planare i pedoni in questi anfratti (e a far rovinare i ciclisti sull’asfalto per non investire i personaggi in transumanza).
Il tempo però fece crollare il mio piccolo palazzo di convinzioni nel momento in cui queste cominciarono ad essere tracciate allo stesso livello del marciapiede e con lo stesso colore, indicate solo da linee e segnaletica. Questo mutamento di forma non portò ad alcun mutamento di sostanza: i pedoni erano sempre e soltanto li. E se qualcuno potrebbe dire che ora si confondono con il resto del marciapiede, il problema è che nel resto del marciapiede la popolazione pedonale al metro quadro è praticamente nulla. Da questo ne deriva una nuova teoria, tutt’ora non confutata: la Teoria dei Salmoni.
Questa teoria vuole che come i salmoni, tutti assieme e tutti più o meno allo stesso momento percorrano controcorrente il fiume per riprodursi e poi morire, allo stesso modo le persone, richiamate dall’iconico fiume della ciclabile, si immettano in essa in massa, forse cercando la riproduzione, più facilmente trovando la morte.
A questo punto si potrebbe passare ad analizzare i vari personaggi bipedi che vanno a rendere impossibile il traffico ciclistico, ma a questo ci ha già pensato il sempre puntuale Giovanni Scrofani, vi invito quindi a leggere il suo post in merito.
Enjoy.
10 Comments
argaar
scusa sa, ma applicando la stessa regola in uso sulla strada, ossia quella che dice che un ciclista che sta in mezzo le balle invece che accostato, e che si mette in massa insieme ad altri ciclisti di domenica mattina, può, giustamente, esser tirato sotto.
Ora, in virtù della proprietà transitiva, tu potresti, giustamente, tirar sotto il pedone che sta sulla tua ciclabile…ed aggiungo che non saresti manco il primo; non so a stoccolma ma a barcellona ho rischiato e visto rischiare svariate volte l’investimento perché, giustamente, ero dove non sarei dovuto essere, e non ho visto tutta questa comprensione per il povero pedone sbadato…stai in mezzo, ti tiro sotto…legge di natura
stailuan
ma io non so sinceramente quali regole tu abbia in vigore dalle tue parti, ma a me non risulta sia mai consentito investire ciclisti o pedoni 😀
poi per quanto mi riguarda io cerco di evitare lo scontro perchè anche se sono in bici prendere una persona fa male e cadere sull’asfalto anche di più. Poi boh, se tu vuoi tirar sotto tutti puoi anche farlo, basta che mi avvisi prima che vedo di non essere in zona 🙂
Jay Park
Non penso sia consentito ma ogni volta che incontro un convoglio di ciclisti in auto urlo Bowling e sono tentato di accelerare.
First197
Ma allora c’è stato un periodo nella vita in cui non avevi la barba.
Non lo ricordavo.
stailuan
penso che aver iniziado a ver el pizzetto più o meno quando se semo conossudi, quindi forse o te me ga visto senza solo le prime volte, oppur mai 🙂
LadyHimiko
Io non vado in bici, vado in roller, so che in italia è vietato andare con i suddetti mezzi sulle ciclabili (eppure di ruote ne hanno ben 8) ma l’asfalto della strada non è sempre nelle condizioni ottimali.
Non ti è mai capitato di trovare le BADANTI che spingono la carrozzina con vecchio, camminare occupando ambedue i sensi di marcia della ciclabile, a velocità di 2km/h, le quali dopo il tuo insistere ti guardano pure male e ti rispondono “c’è il marciapiede libero, puoi mica passare di lì?”
Oppure di trovare amorevoli NONNE che conducono il passeggino sul marciapiede e con una mano reggono il guinzaglio del cane, lasciato lungo 4 metri che attraversa in OBLIQUO marciapiede e ciclabile, per non parlare del adorabile nipotino che ovviamente NON è nel passeggino ma sta saltellando lungo la riga centrale che divide le corsie della ciclabile a 10 metri dalla nonna e sempre in prossimità di un incrocio pericoloso?
Questa è la situazione da me. Vorrei avere l’autorizzazione a girare col lanciafiamme.
stailuan
Ciao, come ho scritto nel post non ho fatto una descrizione delle tipologie di pedoni che occupano le piste ciclabili perchè ne ha già fatta una , molto accurata, Jovanz74. Che poi sono più o meno le medesime categorie che elenchi tu: non so se sia un caso o se hai già letto il suo post, in caso vai a leggerlo, è linkato nel mio post 🙂
Eva
Questo post avrei potuto scriverlo io (a parte la roba agonistica s’ intende). Io vivo a Ferrara, città delle biciclette e di Rudy Bandiera e sono stata pure a Stoccolma che ho AMATO proprio per la sua viabilità ciclabile e per la velocità raggiungibile.
Sono una ciclista convintissima, non possiedo neppure l’ auto 😀
Qua le piste ci sono sì, ma appunto infestate di pedoni e di vecchi in bici che sfidano le leggi della fisica pedalando ogni quarto d’ ora e non cadendo (non me lo spiego); ma in generale tutti vanno piano, pensa che i ferraresi guardano le vetrine e girano il mercato in bici (con gli effetti che puoi immaginare), io mi limito a far bancomat in bicicletta XD. E comunque se vai un po’ svelto ti prendi maledizioni da tutti, così come le prendi se ti permetti di rispettare il codice della strada, tipo fermarti col rosso e far passare i pedoni.
La pazienza è la virtù del ciclista, almeno di quello ferrarese (io son romagnola :D)
stailuan
Ciao, ho scritto questo post proprio perchè mi sono accorto che è un problema risentito in tutta Italia. Ho fatto il caso specifico della mia città per non restare nell’ipotetico, ma già prima in molti mi parlavano di questo e ora non fate altro che confermarmelo. Non so, è un problema culturale proprio, vedo difficile un miglioramento, anche perchè se non migliorano i comportamenti in cose ben più importanti, figuriamoci in queste o_O
Ho visto Gravity | Pensieri & Caffelatte
[…] O di quella dei salmoni, che guarda caso vanno si a riprodursi (e a fare sesso) ma anche a morire (ne ho già parlato nella mia “Teoria dei Salmoni”). Il secondo punto è che all’ingresso al cinema ho comprato i popcorn: se non è stata la […]