#KINGstagram: @Virgola_

Una delle persone, e degli account, che porto con me da sempre in qualità di case history di successo – fin dalle prime lezioni che iniziai a tenere sui social network – è Virginia, su instagram nota come @virgola_ che gestisce un profilo molto coerente e preciso, adatto a tutti gli amanti delle illustrazioni, ma non solo.
Mi è sembrato doveroso riproporla anche qui, all’interno della sezione degli #KINGstagram.
1- Ci siamo conosciuti alle premiazioni degli Igers Awards in quel di Viterbo. Io ti premiai in quanto “creativo” tra quelli dello staff (quindi un poco analogo), ma non avevo assolutamente idea di chi tu fossi e non avevo mai visto il tuo profilo. Tutto molto bello vero? Se pensi a @Virgola_ oggi e a @Virgola_ di quei tempi (poi cerco la data) che pensieri ti passano per la testa?

Nemmeno io avevo idea di chi fossi tu!
Primo pensiero “mamma quanto ero ingenua!”, e lo applico su tutto: disegni poco premiabili (a votarmi siete stati tutti molto lungimiranti), io imbambolata nel cattivissimo mondo del marketing e della gente che promette un sacco di cose e ti fa solo lavorare gratis.
Oggi sono molto più sveglia. E anche un po’ più brava a disegnare Virgola.
2- Ammetto di aver letto alcune tue interviste, ma non tutte.
Magari ne hai già ampiamente parlato, ad ogni modo ricordiamolo ancora una volta in caso: @virgola_ non è Virginia, e Virginia non è @Virgola_. Ma allora chi è questa pupattola che da qualche anno sta vincendo tantissimo l’Instagram?


Come dici bene, Virgola e Virginia non si somigliano nemmeno.
Qualcuno sostiene che Virgola sia la trasposizione in carta del mio alter-ego romantico, qualcun altro che sia il mio vero “io” nascosto. Io non mi sono fatta domande, per me è un disegno che mi diverte fare, anche se non mi rappresenta.
Virgola è delicatissima, sognatrice, molto dolce e, come diresti tu, “petalosa”. Io l’esatto opposto, spigolosa, cinica e parecchio antipatica.
3- Il tuo caso è molto interessante, potremmo dire che “tu sei case history”: un percorso di studi legato all’arte ma non un’accademia, un primo utilizzo quasi casuale dell’app, e un rapido successo che poi hai saputo però consolidare nel tempo e, perché no, consolidare. E monetizzare. Non ti chiederò i trucchi o le eventuali strategie che hai adottato, ma sarebbe interessante che ci parlassi di questo percorso: molte persone vorrebbero in qualche modo “sfondare” su instagram, imparare da chi lo ha fatto potrebbe essere loro utile.
Alle origini, tutto in Virgola è un incidente casuale.
Il nome, il disegno, il progetto, il lavoro, i primi contatti, i 112k. Non è stato valutato nulla prima, e da dentro io lo vedo bene questo. Da fuori può sembrare una figata, Cristoforo Colombo che vuole andare in India e si ritrova a scoprire l’America, però mi ritrovo a pensare -col maledettissimo senno del poi- che tantissime cose le avrei potuto fare meglio.
Solo oggi, a distanza di quasi 4 anni, mi ritrovo a valutare strade e percorsi che avrei dovuto intraprendere anni fa, e allora avrebbe davvero fatto la differenza; rifletto e capisco che la gente che mi si è avvicinata millantando contatti e illudendomi con futuri progetti in realtà mi ha trovato solo lavori gratis -che voglio trovare l’azienda a cui tu ti proponi gratis e ti risponde “no grazie”.
Ti posso rispondere che quel che ho costruito è scaturito da una piccola fortuna che ho alimentato con entusiasmo e impegno, ma -ben più importante, a chi si affaccia a questo mondo, indubbiamente consiglio di non lasciarsi raccontare storie, di farsi consigliare da persone competenti davvero, di guardarsi molto attorno e di non sottovalutare mai il proprio lavoro.

4- Uno dei motivi per cui i tuoi lavori piacciono, credo sia perché mixi disegni a oggetti fisici e soprattutto fai interagire le tue illustrazioni con degli oggetti che vengono decontestualizzati e portati a essere qualcosa di diverso dal motivo per cui sono stati creati. Insomma: un fiore può diventare una gonna di Virgola, per dirla alla veloce.

Ragazze, è quasi fatta: ancora poche ore e inizia ufficialmente il weekend! 🍾🥂 #tb

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Fare un disegno di questi, per illuminazione divina, è semplice mentre credo che farli in serie sia un bel lavoro mentale: ti viene spontaneo o stai li ore a pensare a come far interagire nuove cose?

Innanzitutto parto simpatica rettificando un po’ la tua premessa: io non credo che l’unico motivo per cui piacciano i miei disegni sia questo. Anche, ma non solo.
Sono convinta che tanto faccia il disegno in sé, la linea del mio personaggio: delicata, permeabile, leziosetta ma non troppo. Il fatto, ad esempio, che sia priva di espressione (le mancano la bocca e le sopracciglia, per esempio, e gli occhi sono sempre uguali) la rendono uno specchio delle emozioni di chi la guarda.
Spesso, quindi, ho letto -anche il riferimento allo stesso disegno “mi ci rivedo, trasmette serenità/ felicità/ fragilità/ malinconia”. Detto ciò. sì, è abbastanza un’illuminazione divina.. Cioè non c’è una regola: a volte l’idea che io reputo giusta mi viene a caso, a volte ci penso settimane, a volte la reputo giusta ma era una schifezza. Ricordo una volta sentii una canzone dei Queen, una frase in particolare… Mi ci sono fissata 14 giorni su come tradurla in carta. Alla fine è diventata la copertina del mio libro, direi ben riuscita.

5- Instagram è un non-luogo dove condividere materiale visuale, non fotografie. Ne siamo un esempio entrambi. Non ti chiederò di spiegarci i segreti del tuo mestiere, ma puoi illustrarci i principali passaggi che portano alla realizzazione di una tua condivisione online?

Anche in questo caso, dipende.
Se disegno in digitale prima scatto la foto all’oggetto (sempre sullo stesso tavolo, controllo le ombre, le luci… Regolare, no?), poi sulla foto ci disegno con l’ipad e infine porto tutto su Photoshop per aggiustare qualche dettaglio. Infine salvo su Dropbox come immagine e condivido su Instagram.
Se disegno “in analogico” ovvero carta e penna, è un po’ al contrario. Prima studio tutto, poi disegno, coloro, posiziono l’oggetto, scatto la foto che mi porto comunque su photoshop perché una pettinatina bisogna sempre darsela prima di presentarsi in pubblico, quindi “share.”

6- Hashtag: li usi o il successo spontaneto delle tue condivisioni ha fatto si che non servissero?

Io li uso sempre, e uso sempre gli stessi.
Ho una nota nel telefono che copio incollo passivamente da anni come primo commento perché esteticamente odio rovinare la didascalia. Non credo che gli hashtag mi abbiano svoltato migliaia di like e follower, non so nemmeno se fanno il 10% del risultato…
Io credo invece nella qualità della foto. Se l’idea c’è, la creatività spinge abbestia, i risultati arrivano in maniera spontanea e indipendente.

7- Vuoi suggerire qualche profilo che segui con piacere su Instagram e che non sia il mio? 😀

Beh, il tuo lo consiglierei comunque se non ti dispiace 😉
Gli account che prediligo sono tre, e sono di persone che non si sentono “influencer” sponsorizzando ogni giorno qualcosa. Detesto le foto con il prodotto in mano stile pubblicità anni ’90, a meno che non sia una pubblicità anni ’90.

  • @ilfruttodellapassione
    Eva è una ragazza di Prato che si è giustamente trasferita in Brasile a bere mojito vista mare alla faccia nostra, e parla della sua vita famigliare e dei viaggi nelle sue foto che mi fanno rimpiangere di non abitare dove è estate ogni giorno dell’anno.
  • @piergiuliocaivano
    24 anni, è stato più volte lui in posti incredibili che io all’Esselunga. Fa foto che mi lasciano ogni volta senza parole, poi penso che ha 24 anni e piango.
  • Immagino che da una creativa ci si aspetti l’account di un big artist, e invece è un altro fotografo per cui ho anche attivato le notifiche quando condivide una foto. L’ho fatto anche con un tatuatore di Seoul ma la gallery è molto più noiosa.
    Lui è @bob_sala, e probabilmente adesso condividiamo l’interrogativo “e chi è Bob Sala?” Non so. Ma mi piacciono un sacco le foto ammicanti e arancioni che condivide.

 

Hello autumn. Surprise me 🍂 . [super vintage Virgola: #tb 01/09/2014]

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