Quando Enrico Flaccovio telefonò per chiedermi di scrivere un libro sull’Instagram un sacco di pensieri si accumularono nella mia testa. Che poi di spazio ce n’è parecchio perchè è notoriamente vuota. Tra quelli che ricordo nitidamente riporto con un bellissimo elenco puntato che va sempre di gran moda:
- Non ne sono in grado, ci sono persone più competenti in materia di me.
(tutt’ora vera)
- Mi ammazzeranno.
(in fase di svolgimento)
- Mi sembra giusto: scrivo mediamente meglio degli altri instagram(m)er.
(inconfutabile, ma non è che ci voglia molto dato che sono utenti che scattano foto e quindi solitamente non scrivono)
- Cosa cacchio vuoi che ci sia da scrivere su Instagram?
(e infatti ho buttato giu 200-e-ciappilu pagine sull’argomento. Con poche foto tra l’altro.)
Ringrazio per la foto Alessandra Polo.
E fin qui tutto bene.
E fino a qui chissenefrega.
Venne il giorno in cui tra i libri della collana
Web in Testa (cui appartiene il mio libro
Trova la tua Identità su Instagram e condividi foto uniche) vedo uscire il volume
#SELFIE la cultura dell’autoscatto come forma di racconto e appartenenza.
Un libro sui selfie?
O sulle selfie?
Selfie è maschile o femminile?
Cavolo, me lo spiegherà questo libro.
Ma quanto ignorante può essere un libro che parla di #selfie?
Che figata, io nell’ignoranza
ci sguazzo manco fossi la fochina Sibert.
Lo voglio.
Però non volevo pagarlo. Nel web oramai funziona che un sacco di accattoni digitali cercano di avere tutto gratis: oramai dall’alto dei loro 4 like (di cui due fasulli dati da bot più uno dalla mamma) tutti hanno l’arroganza di pensare di poter avere qualsiasi cosa senza spendere un euro. Perché non io allora, che di like ne ho cinque, così ci ho provato.
Ho iniziato a rompere le palle all’editore commentando ogni post in cui si parlava di questa nuova pubblicazione, scritta da
Tommaso Sorchiotti e Alessandro Prunesti, con messaggi pregni di contenuto come *-* oppure *_____* o ancora “
ma che bello un libro sulle selfie *______*“.
Flaccovio, che è tante cose ma sicuramente non è scemo, pur di farmi smettere me lo spedì.
Anzi
me ne spedì ben cinque, per la precisione. E li sto leggendo tutti uno dietro l’altro: confermo che tra una copia e l’altra non ci sono differenze.
Insomma la mia domanda “
cosa cazzo vuoi che ci sia da scrivere sui selfie?” è stata così placata.
E si è rivelato pure essere un libro interessante. Cioè, probabilmente pure più del mio.
Affrontare un argomento che in molti considerano una minchiata, in modo serio e professionale non è mica semplice.
Invece in questo libro di 163 pagine con abbastanza testo e un numero giusto di foto si scoprono cose interessanti. Alcune sono le classiche informazioni che dopo che uno te le ha dette rispondi “
ovvio“, ma prima che te le dicesse tanto ovvie non lo erano. Altre invece sono nozioni ed informazioni molto interessanti e utili sia per chi tiene lezioni in materia
social sia semplicemente per chi è interessato ad approfondire il fenomeno.
Ma a chi vuoi interessi approfondire sulle selfie?
Boh, a un botto di gente. Io che uso Instagram a nastro, ad esempio, ero interessatissimo alla cosa.
Nel libro si parla di selfie famose, la loro storia, il significato e il loro valore sociale (si, ti spiegano che le selfie hanno valore sociale, mica poco), i motivi che ne determinano il successo e, giustamente, un’ampia parte legata al marketing.
Insomma: un libro che spacca, scorrevole nella lettura e che ribadisco, dal mio punto di vista, ha il grande pregio di parlare in modo molto professionale di quello che è forse il prodotto più ignorante della cultura social.
Dalla quarta di copertina
Le selfie sono diventate in pochi mesi da pratiche circoscritte a ragazzini narcisi e insicuri a fenomeno di costume. L’espressione selfie esiste dal 2002, ma è la consacrazione dell’Oxford Dictionary come parola dell’anno 2013 a decretarne la definitiva popolarità: la prova, sotto gli occhi di tutti, è nell’invasione mediatica di questo codice di comunicazione. Adolescenti, ma anche VIP, professionisti e Brand hanno abbracciato questa semplice forma espressiva per aggiornare la loro immagine, veicolare un contenuto fresco e immediato, promuoversi e aprire un dialogo con il proprio pubblico. Questo libro analizza il fenomeno selfie dal punto di vista sociologico e fornisce indicazioni strategiche e operative sulle opportunità di utilizzare le selfie come strumenti di marketing che, integrati all’interno di digital strategy, possono valorizzare i Brand e rafforzare le relazioni con i propri interlocutori. Un testo di approfondimento che apre la mente verso le nuove forme di comunicazione visuale che il Web rende possibili, oggi indispensabili per garantire attenzione e interesse, coinvolgimento e fidelizzazione dei consumatori. Elementi fondamentali per non scomparire dal mercato
Se vuoi saperne di più puoi cliccare su questo link dal quale potrai scaricare anche le prime pagine del libro, in modo da accertarti se possa essere di tuo interesse o meno.
Disclaimer
Nel web ormai quasi tutto è marketta e quindi il sospetto che un post sia sponsorizzato è legittimo. Ti dichiaro che questo lo è: si cazzo, è una marketta. Cioè, il mio editore non mi paga per scrivere post, ma dato che me ne ha regalati cinque un post in cambio gliel’ho fatto. Poi i giudizi sono tutti genuinamente miei, non avrei avuto grossi problemi a scriverne male, nel caso non mi fosse piaciuto. Però l’ho trovato effettivamente interessante.
Ad ogni modo dalla pubblicazione di questo post non deriva alcun tipo di compenso.
Correlati
2 Comments
Maria
Sai se é possibile cancellare i mi piace ricevuti su instagram?
stailuan
Ciao, non sono a conoscenza di tutto tutto ma, per quanto ne so io, è possibile bloccare una persona ma non togliere anche i like che ti ha dato 🙂