Graffiti Writing: Ho dipinto al Pedocin di Trieste


Nonostante abiti a pochi chilometri dalla splendida città di Trieste, durante i miei primi 20 anni di graffiti-writing ho dipinto veramente poche volte nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia. Una di queste volte però è stata fantastica: è avvenuta nei primi giorni di novembre 2017, in occasione del progetto Chromopolis.
Ma andiamo con calma.

La location


Ho avuto il piacere di dipingere (assieme ad altri 13 artisti), una parete lunga 74 metri e alta circa 2 e mezzo, presso il Molo Fratelli Bandiera, nei pressi dello stabilimento balneare La Lanterna, meglio noto come Pedocin.
Non è un posto banale, per nulla, è infatti considerato l’ultima spiaggia in Italia (se non addirittura in Europa) dove la parte maschile e quella femminile sono suddivise da una parete.
Un luogo carico di storia e di importanza per molti cittadini, non una delle solite pareti sperdute in mezzo a zone industriali e lontane dagli occhi di tutti.

Chromopolis

Il progetto dentro il quale si colloca questa performance collettiva è Chromopolis: non è un’idea di quattro ragazzini scapestrati che volevano dipingere una parete, bensì un percorso complesso e articolato, voluto dal Comune di Trieste, nel quale sono state coinvolte varie associazioni culturali, enti ed artisti. Oltre a questo intervento è stata realizzata una mostra del noto artista Eron, e verrà realizzato l’evento giovanile Artefatto – SeeTheSea.
Se vuoi saperne di più, trovi notizie più precise qui: http://www.artefatto.info/article/news/detail/id/916

Dipingere in città


Quando mi hanno detto che avremmo dipinto sulle pareti del “Pedocin” mi è venuto mal di pancia.
Un luogo storico della città, al quale gli abitanti sono estremamente legati e sul quale tu vai ad intervenire facendo qualcosa di totalmente inaspettato ed inatteso.
Ma sul muro divisorio? Figo: avremo un sacco di visibilità, ma ci uccideranno” ho esclamato.
No no, te scherzi: su quel esterno”.
Ah ok, speremo ben“.
Una parete dipinta in una città è sempre un poco come un’astronave che atterra in mezzo a un villaggio del paleolitico: gli abitanti ti vedranno come un essere assurdo e potrebbero venerarti come cercare di cacciarti in malo modo. Nel corso degli anni, e in differenti zone d’Italia, siamo stati abituati malissimo: hanno minacciato di picchiarci, spararci, menarci, ci hanno insultato tutta la famiglia… per il solo motivo di essere davanti ad una parete per dipingere.
Tra l’altro con un permesso in mano, non parlo illegalmente.
Di conseguenza quando ti invitano ad un evento di questo tipo un poco sei contento, ma un poco non sai bene cosa potrebbe riservarti il domani.
È però vero che negli ultimi anni le cose stanno cambiando e, onestamente, anche grazie al nostro impegno nel dimostrare che per quanto la componente illegale sia parte di questo movimento, ne esiste una legale che può essere apprezzata da tutti.

Il feedback


Incredibile ma vero: tranne alcuni artisti (non facenti parte della murata) nessuno ci ha insultato.
Anzi.
Nella seconda giornata di lavori ci sono stati donati panini, affettati, formaggi e bibite come ringraziamento spontaneo da parte di alcuni cittadini e “in rappresentanza dei bagnanti del Pedocin“. Scene da lacrimoni e mega abbracci proprio.
L’affetto spontaneo, e pane e salame nel vero senso della parola, è una delle cose più belle che tu possa ricevere. Anche se, ovvio, il pagamento di una fattura fa sempre il suo bellissimo effetto.
Nel pomeriggio una signora ci ha portato anche il caffè.
Non dirò “cose mai viste” perché altre città mi hanno accolto benissimo in questi anni, ma diciamo che l’accoglienza dei Triestini è stata fantastica e si piazza sicuramente tra i primi posti dei luoghi che mi hanno ben voluto durante la mia performance.
Ho fatto anche un super test di quelli impegnativi alla enne. Sono andato sulla fan page de Il Piccolo (quotidiano locale della città) e ho cercato se parlassero di noi, trovando la pubblicazione di una gallery fotografica.

688 reaction, 73 condivisioni e un botto di commenti al momento della stesura di questo post.
Altro mal di pancia.
Chissà quanti insulti” ho pensato, il web ti insulta sempre, qualsiasi cosa tu faccia.
Invece ho aperto il post e ho trovato solo commenti del tipo “Da fare anche su altri punti della città” o “Bellissimo, potrebbero farlo anche all’interno e in città“.
Incredibile.
Grazie Trieste e grazie triestini, tanto amore non lo avrei mai sperato.
PS. ho scorso molti commenti ma non tutti: la paura di ricevere insulti gratis mi ha fermato dal leggerli tutti. Scusatemi, ma l’internet mi ha abituato a prendere legnate a destra e manca.

Lettering


C’è da dire una cosa, probabilmente non secondaria: quello dipinto da me era l’unico lettering in 74 metri di parete e 14 artisti.
Onestamente è la prima volta che mi sia capitata una situazione del genere; oltre a questo ero anche uno dei pochi ad aver dipinto esclusivamente a spray. Segno dei tempi che cambiano (per gli altri) e segno che comunque era un’opera diciamo un poco edulcorata da quella che può essere intesa come streetart pura o graffiti writing. Ve lo dico per esperienza: essere davanti ad una parete con un pennello o fare lo stesso soggetto con gli spray, provoca nel visitatore esterno reazioni diametralmente opposte. Colui che usa il pennello è un artista, chi usa lo spray mediamente è un vandalo: l’abito (e in questo caso lo strumento) fa tantissimo il monaco, e chi dice di no mente. O non ha mai dipinto con gli spray.

La mia opera

Il mio stile è da sempre abbastanza distintivo, in questo caso riconoscere la mia opera sarà estremamente facile: è l’unica scritta, è l’unica cosa che probabilmente non riuscirete a decifrare istantaneamente 😀
Anzichè realizzare la mia firma (Style1) ho scritto “Pedocin“, dato che li ci trovavamo. Lo stile è il solito e cioè ho dipinto dei nastri che, sviluppandosi nello spazio, creano le lettere che compongono la parola. Per un occhio non allenato, magari, non è immediatamente leggibile ma in via di massima dopo un attimo dovreste farcela.

La parete


Tutta la murata è stata dipinta a tema marino. Il mio amico Mattia Campo dall’Orto, che in questa situazione ha ricoperto il ruolo di art director, ha deciso di scegliere un tema abbastanza ampio ma preciso e una gamma tonale uguale per tutti, in modo tale da far si che persone con stili totalmente differenti riuscissero a coesistere e a portare a termine un’opera unica ma composta da tante singole opere a se stanti.
Non ti resta che andare un fine settimana a Trieste, camminare lungo le sue splendide “Rive” e, arrivando in fondo in fondo vedere dal vivo il risultato delle nostre fatiche. In caso fagli una foto, condividila sui social e fammi sapre cosa ne pensi.
Enjoy!
Se vuoi seguirmi ulteriormente:

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