A volte ritornano.


E’ considerabile uno degli incubi peggiori di Stailuan. Una di quelle esperienze che si vivono una volta sola (si spera) e si prega di non dover affrontare mai più; una di quelle situazioni che si cerca di seppellire in ogni modo, ma che alla fin fine trovano sempre la scappatoria per riaffiorare: è il caso dell’Alieno.
What’s alieno? Mi spiego meglio.
Lo scorso anno, a maggio, sono andato 8 giorni a Los Angeles in California a dipingere graffiti, nella manifestazione italo-americana Los Angeles GoldRush.
Mangiare negli Stati Uniti non è facile, o meglio… lo è, non è facile mangiare sano e vi assicuro che anche io, che di schifezze ne mangio molte, dopo una settimana di panini, fintopizze e cragne varie, sognavo pasta al burro o insalate verdi.
Il soggiorno in California non andò male (per niente) e nonostante non capissi perfettamente tutte le pietanze dei listini, riuscii a mangiare degnamente tranne all’ultimo secondo dell’ultimo metro che l’America pose sotto i miei piedi. In aeroporto infatti ci trovammo con del tempo in surplus: e che si fa quando non si sa che fare? Se magna! E via, tutti in ristorante.
Quasi tutti ordinarono hamburger e patatine, o cragne simili. Io no.
Ma perchè? Domando ancora, perchè? Perchè da una remota parte della mia mente prese piede l’idea “mangia sano oggi“, e ‘sta idea dilagò, si fece forza, si alzò in piedi e prese possesso della mia mente in tutta la sua coglionaggine. “ORDINO QUESTO“. Cos’è era? Non so, era una sorta di pollo con le verdure. Si, ciao.
Ma che poi io mi domando ancora :”Ma cavolo Andrea, hai mangiato schifezze per 8 giorni, mangiala anche adesso che tanto qua chissà quando ci torni, e tanti saluti“. E invece no.
A tutti cominciano ad arrivre ste hamburger larghe come un piatto e alte due dita, belle grigliate, roba da paura proprio. E io niente. La gente mangia, e io niente.
Ma tu? Ma tu? Ma tu?
Ecco il tu. Mi arriva sta cosa. Cosa? Non so.
L’alieno.
L’alieno consta in un piatto fondo, coperto con una crosta di pane. E al suo interno? Al suo interno autopsia. Al suo interno carne di pollo tipo lessa, che naviga con le verdure in una brodaglia. Ma che è? Ma dai. Ma che puzza, ma che schifo. E se paragonato agli hamburger fotonici di quegli altri mi giravano ancora di più le balle.
Ma diobon Andrea, sempre così, sempre tu.
Amen. Andò che mangiai qualche pezzetto di carne, un poco del pane della crosta, pagai abbastanza e presi l’aereo. Ennemila ore dopo ero a casa.

Questa esperienza era stata sepolta “abbastanza” (un poco restava sempre presente) nella mia memoria, quando l’altro giorno c’è stato il ritorno dell’incubo: CafèWorld, il giochino stupido con cui mi intrattengo su Facebook, presenta le nuove pietanze da servire ai clienti.
Ecco qua CHICKEN POT PIE.
Il ritorno dell’incubo.
Il ritorno dell’alieno.

2 Comments

Anonymous
Novembre 27, 2009 3:30 pm
Style1
Novembre 27, 2009 6:51 pm

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