Pesto Food-Experience a Genova

La scorsa settimana mi sono trovato a gironzolare per Genova, ospite del Comune, grazie a cose legate all’Instagram.
Genova è una città piuttosto bella e seriamente lontana da dove vivo io, che per raggiungerla ci metterei praticamente lo stesso tempo sia in treno che in nave, ma che quando ci vado io c’è un sole che spacca le pietre mentre i giorni prima e quelli dopo c’è allarme meteo.
Prima di arrivare in Liguria ci era stato spedito il programma della giornata via email (in due differenti) e ci è stata data una copia cartacea in loco ma, come tutti sappiamo, il programma è una di quelle cose che servono a non essere lette. Così, mentre gironzolavo per i vicoli della città inizia a girare una voce inquietante “stasera si fa il pesto“. Uh?
Scopro così che la sera è stata organizzata un’esperienza spaventosa, per la quale sarò perculato nei secoli per non saper fare il pesto. E il problema è che è subito sera.
Non sapendo bene come funzionasse questa cosa, mi vedevo già nelle cucine di una caravella -in piena burrasca- con Cristoforo Colombo che mi urlava “o il pesto o l’arresto!“.
Era chiaro: stava per giungere la mia fine.
Consumo così tutto il mio traffico dati residuo per leggere su internet qualsiasi ricetta per arrivare il meno impreparato possibile, ma non c’è niente da fare: è arrivata la mia ora.
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La sede scelta per la mattanza di me medesimo, e del basilico, è Creattivando, un luogo abbastanza geniale in cui si cerca di preservare e tramandare l’artigianato enogastronomico ed artistico della tradizione genovese, tramite esperienze fatte in prima persona. E quella persona sono io.
Dopo una rapida accoglienza veniamo scortati sotto, nelle segrete, che essendo ricavate in uno stabile d’epoca hanno pareti grosse un metro e chiaramente non c’è segnale. Tutto è contro di me, o chi ne fa le veci.
Mi calmo nel momento in cui vedo che la location è tutta griffata verde @stailuanista, che è un poco anche verde speranza, ma anche verde basilico.
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Indossiamo il grembiule (verde) e ci mettiamo all’opera.
Come si fa il pesto?
Ritengo sia piuttosto semplice: si apre il frigo, si prende il vasetto del pesto, lo si apre e lo si mette nel piatto.
Questa è quella che io chiamo la ricetta moderna.
Anche loro hanno una ricetta cosiddetta “moderna”, ma è un poco differente.
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La loro ricetta in pratica funziona che prendi il un mortaio di marmo, un pestello di legno e cominci a darci giù a bestia come se non ci fosse un domani, un oggi e nemmeno un ieri. E mentre pesti a bestia, in uno spazio senza tempo, con il pestello in una mano, con l’altra devi girare il mortaio.
In sequenza prima vai a massacrare l’aglio fino a farlo diventare una sorta di limo, tipo quello che nei libri di storia dicono che il Nilo lasci dopo aver esondato e fa diventare coltivabili i campi. E poi inizia la civiltà egizia, quindi quella greca e poi quella romana. Almeno studiando storia alle elementari pare così.
A questo punto si mette il basilico (già lavato) assieme a qualche grano di sale grosso. Il sale grosso serve oltre che per condire anche per ramazzare alla grande il basilico.
Quanto knowledge culinario mi hanno tramandato a Genova?
Bravissimi!
Quando il basilico inizia a lasciare acqua verde, che non è una cosa bellissima ma fa così e tu fai “plich-ploch” con il pestello stando attendo a non sporcare tutto, è il momento di mettere i pinoli.
I pinoli sono una delle cose più stronze che conoscerai nella tua vita perché non finirai mai di disintegrarli. A me è riuscito piuttosto bene, ma a fine macinatura ero stanco come un’ora di allenamento con il SUP.
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Fatto questo si aggiungono il formaggio grana, il pecorino e l’olio. In quantità per me casuali.
Stava andando tutto benissimo e mi vedevo già il Re di Spagna donarmi due caravelle e le Nuove Indie per aver realizzato il miglior Pesto of Ever, se non fosse stato che nel gruppo inizia a serpeggiare una notizia “manca sale“.
Manca sale al primo, al secondo, al terzo… boh: mancherà sale anche a me.
Aggiungo sale.
Ciao, il mio pesto era evidentemente l’unico a cui non mancava.
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Dopodiché ci hanno fatto fare pure la pasta fatta in casa, che però se non sei in casa è fatta altrove.
Quindi ho fatto la pasta fatta in Genova.
Per responsabilizzarci, alla fine, ci hanno fatto mangiare tutto e -attualmente- siamo ancora vivi e vegeti.
Un grazie quindi agli amici di Creattivando che non ci hanno sfasciato di botte nei momenti in cui più che il pesto stavamo facendo pena, e alle amiche del Comune di Genova che ci hanno proposto questa attività che è stata alla fin fine una delle più belle della giornata.
Se andate a Genova quindi, fate il pesto anche voi. Oppure ordinatelo in un ristorante che fate prima e forse è più buono, ma sicuramente meno divertente.
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Update del 30 dicembre.

È stato messo online il video che testimonia il fatto che il pesto lo abbiamo fatto realmente noi e non abbiamo semplicemente scattato le foto.
Mi sembra quindi giusto condividerlo con voi anche qui.

4 Comments

Mario & Cristina
Novembre 13, 2014 8:48 pm

Grazie Andrea, è stata proprio un’esperienza divertente e letta sul tuo blog è risultata ancora più interessante!
E’ stato piacevole condividere le nostre tradizioni con un gruppo di entusiasti… sopravvissuti ad una pesto experience 100% Genova!
Ti aspettiamo per una prossima esperienza di full immersion nella nostra meravigliosa città!
Mario & Cristina

stailuan
Novembre 13, 2014 11:05 pm

Ciao, felice di incontrarvi nuovamente (anche se solo online)
🙂
Volevo mandarvi su facebook il link del post, ma vedo che lo avete trovato lo stesso.
Tornerò a provare a fare la focaccia a questo punto, non posso restare così incompleto nella genovesità 😀

erika
Marzo 24, 2015 1:15 pm

Eh, ma allora la prossima volta devi imparare anche a fare i pansoti, ed ovviamente, il sugo di noci (che è pure più facile, almeno a mio avviso, rispetto al pesto).

stailuan
Marzo 24, 2015 2:42 pm

va bene 😀
Molto volentieri 😛

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