“Ora: siamo tutti stanchi, un poco stufi e non vediamo l’ora di andare a cena, ma vi chiedo di soffermare ancora un attimo la vostra attenzione su questa opera“.
Le parole non sono proprio queste, ma ci vanno molto vicino: in questo modo la guida ha provato a trasferire a noi visitatori i suoi sentimenti, tra l’altro riuscendoci in modo scarso visto che attorno a lei c’era una nuvola di persone interessatissime alla mostra. Tentativo tanto allucinante quanto eroico, rimarrà per sempre nei nostri cuori.
Giovedì 05 febbraio 2015 ho avuto il piacere di essere invitato a partecipare al Segafredo4Art blogger day, nella splendida città di Vicenza, per visitare la mostra “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento“.
La mostra, ideata e curata da Marco Goldin, ripercorre 5000 anni di storia dell’arte e il modo in cui è stata interpretata, vissuta e riportata fino a noi “la notte”: dall’antico Egitto, passando per alcuni capolavori del Cinquecento e arrivando poi al Novecento di Van Gogh, Caravaggio, Rembrandt, El Greco, Tiziano, Monet, Gauguin, Böcklin, Matisse, Munch, Cézanne, Bacon, Giordano, Rothko, Rubens, Turner, Friedrich, Corot, Klee, Millet e Hopper.
L’allestimento di una mostra di questo tipo funziona più o meno così: ottieni il prestito di tre opere clamorosamente importanti da esporre, che però centrano ben poco l’una con l’altra, cerchi un filo conduttore che in qualche modo le colleghi e poi, una volta trovato, metti assieme un sacco di altre opere per dare un filo logico al tutto.
Chiaramente sto scherzando, anche se in molti l’hanno interpretata in questo modo: personalmente non credo di essere in grado di dare un’opinione – fondata su basi solide – su un argomento di cui non ho poi grandi competenze. Certo, da quando abbiamo tutti internet e una tastiera sotto alle dita, sembra sia indispensabile che ognuno esprima il suo punto di vista su qualsiasi argomento, ma io sono un poco “alla vecchia” e credo che spesso tacere e lasciare campo a chi ne sa veramente, sia la cosa migliore da fare.
Haters gonna hate.
Nonostante abiti in Friuli Venezia Giulia, non avevo mai visitato la città del Palladio, di conseguenza ho ben pensato di arrivare ben prima dell’appuntamento (previsto per le ore 18:30, seguendo un poco l’idea di “una notte al museo“) e vedere un poco Vicenza. Il problema è che assieme a me, è arrivato pure Big Snow, ennesimo nome demente dato a una perturbazione random, che si è tramutato nel più semplice Diluvio Universale.
Ma non per nulla si dice che “c’è sempre da imparare” e quindi ho scoperto che le mie scarpe Etnies non tengono l’acqua neanche per sogno, e che Piquadro è meglio che continui a fare borse piuttosto che ombrelli. Arrivato in albergo in fatti ho avuto il piacere di togliere gli Snorky dalle scarpe e pensato ci fosse il riscaldamento a pavimento, per poi capire semplicemente che avevo i piedi congelati. L’ombrello Piquadro si è rotto bradamente, nonostante non ci fossero particolari condizioni di disagio (tipo la Bora a Trieste per capirci) facendo si che anche il mio zaino e relativo contenuto annegasse in modo brado.
Dopo essermi fatto una doccia epicamente calda, aver indossato il cambio previsto per il giorno seguente e spostato tutte le cose necessarie dallo zaino alle tasche (tramutandomi di fatto una sorta di cammello multi gobba) sono andato a vedere la mostra. Dove ho potuto constatare che l’illuminazione dell’esposizione poco andava d’accordo in primis con la mia incompetenza come fotografo e poi, più in generale, con gli smartphone.
Mi sono salvato in quella che, ai bei tempi delle partite giocate in contemporanea e seguite alla radio, veniva chiamata “zona Cesarini“. Alle 23:45 sono riuscito infatti a fare uno scatto dall’alto alla scala a chiocciola (che portava dal ristorante sulla terrazza della Basilica Palladiana dove abbiamo cenato, ai piani inferiori), ritardando l’uscita di tutto il gruppo dal palazzo. Una foto che ben poco centra con la giornata, ma che ha il suo perché.
Il resto è storia nota: devo tornare a Vicenza in una giornata di sole, non ipotizzerò mai più di avere un ombrello Piquadro (anche se quello deceduto mi fu regalato), e non verrò più invitato a questi eventi perché i miei resoconti sono inutili.
La mostra comunque merita abbastanza e quindi potreste andare a visitarla, anzi dovreste andare a visitarla: avete tempo fino al 2 giugno 2015.
Enjoy!