Ho visto Robert Capa

Alcuni giorni fa sono andato a Villa Manin a vedere Robert Capa: vi saluta.

A parte gli scherzi, ho avuto l’occasione di vedere questa mostra in anteprima e devo dire che anche per uno come me, assolutamente ignorante in materia, è stata una bellissima esperienza. L’esposizione, inaugurata il 20 ottobre, resterà aperta fino al 19 gennaio 2014 e le farà cornice la splendida (anche se un poco decadente) Villa Manin di Passariano.
Aperta da martedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18 e i fine settimana e festivi dalle 10 alle 18, dato anche il suo costo irrisorio di 8 euro a testa (5 ridotto, 4 per i gruppi) è un appuntamento da non perdere.
Cioè parliamoci chiaro: se potete dare 8 euro per il nuovo film di Checco Zalone, oppure per uno dei prossimi terrificanti CinePanettoni, questo obolo per un fotografo del genere è quasi doveroso. Oltretutto è cosa nota che la frase più ricorrente dell’abitante del Friuli Venezia Giulia sia”non c’è mai niente da fare“, quindi ora che qualcosa da fare c’è non potete tirarvi indietro, opure siete dei fagiani. Si scherza chiaramente.
In concomitanza con il centenario della nascita del fotografo è stata allestita questa grande retrospettiva e, grazie alla collaborazione dell’agenzia Magnum Photos di Parigi e dell’International Center of Photography di New York, la mostra va a riunire ben 180 fotografie che testimoniano le principali esperienze vissute da Robert Capa: il ritmo delle battaglie, la distruzione della guerra, la vita di trincea.
Gli anni di Parigi, la Guerra Civile spagnola, quella tra Cina e Giappone, la Seconda Guerra Mondiale  e l’epico scarco in Normandia (vissuto in prima persona dal fotografo) sono solo alcune delle tappe della sua intensissima vita, nelle quali vi imbatterete.

Ma oltre a queste immagini anche un lato magari un poco meno noto, datoci dalla sezione dedicata al cinema (mondo nel quale si cimenta con passione a partire dal 1936) e dalla sezione dedicata ai ritratti dello stesso Robert, realizzati da altri grandi fotografi come Henri Cartier-Bresson e Gerda Taro.
Insomma un’occasione da non perdere, alla peggio anche per non spendere una domenica al centro commerciale. Certo mettere sullo stesso piano una mostra del genere con un centro commerciale fa un po’ tristezza, ma anche visitandola di ignoranza, senza una guida, qualcosa comunque entra in zucca: qualcosa si ha sempre guadagnato.

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